Abiti d’Attesa
Come la gravidanza ha preso spazio nel racconto visivo e nello stile, oltre gli stereotipi.
Ci sono momenti in cui il mio essere “fuori moda” non è abbastanza radicato e consapevole da permettermi di avere una coscienza matura, tale da potervi raccontare le mie riflessioni a riguardo. Così, l’unica soluzione che mi sembra congrua con la nostra storia è quella di cambiare voce narrante. Ecco, in questo episodio ho deciso di passare il microfono: sono scesa tra il pubblico e mi sono seduta anch’io su quelle poltroncine in velluto rosso – e accidenti, se sono comode! A saperlo prima, mi sarei seduta vicina a voi più spesso!
La verità è che si impara stando in mezzo alle persone, sentendole parlare, facendo loro delle domande, mischiandosi tra il pubblico e chiacchierando coi vicini di posto tra una pausa e l’altra. Quanto sarebbe bello realizzare un evento simile? Un momento di incontro in cui ci ritroviamo di persona, scopriamo quale volto ci appartiene e quale sogno ci perseguita. Una rassegna di appuntamenti in cui si esplorano le diverse sfumature dell’universo femminile, dove ci raccontiamo tutto e prendiamo consapevolezza del fatto che le nostre velleità sono da proteggere, perché potrebbero diventare il primo grande sacrifico che la società ci chiederà di compiere in alcuni momenti e cambiamenti cruciali della nostra vita.
Uno tra questi è, senza ombra di dubbio, il momento della gravidanza. Si sa, è uno di quei momenti magici di cui molte donne faranno, o hanno già fatto, esperienza (magari anche alcune lettrici di FUORI MODA), ma può rivelarsi al contempo molto rischioso per l’annullamento della nostra identità e della nostra femminilità. Per questo, è importante sforzarsi di mantenere viva la scintilla che ci aiuta a prenderci cura di noi stesse, a partire dalla nostra mente.
Mia madre mi ha sempre detto, fin da bambina, che se non imparavo ad amare me stessa, gli altri non l’avrebbero fatto per me. A pensarci, potrebbe sembrare un insegnamento cinico e spietato, seppur terribilmente vero. Bisognerebbe forse smetterla di far credere ai nostri figli che un giorno verranno automaticamente amati da qualcuno, perché per amare (e farsi amare) bisogna prima di tutto imparare a praticare la cura. In qualche modo la cura chiama cura, e l’amore che ne scaturirà richiamerà a sua volta altro amore. Non è nient’altro che un ciclo positivo, come quando inizi a praticare una buona abitudine che, a sua volta, ne richiama altre. Insomma, non c’è nulla di romantico in tutto ciò, ma probabilmente le cose più belle e di valore sono proprio quelle che richiedono disciplina, impegno, coraggio e duro lavoro.
L’ospite di oggi è Samantha Lamonaca, una stylist con la passione per la scrittura (e non solo per le immagini). Dopo un’esperienza nell’editoria, capisce che la sua visione estetica non poteva non coincidere con la parola. Così, oggi cerca di unire questi due linguaggi in tutto ciò che fa. Attualmente, sta vivendo il suo settimo mese di gravidanza e, in una lunga e-mail di presentazione, mi ha confessato che ritrovare il proprio stile personale, con un corpo che cambia forma giorno dopo giorno, non è stato affatto semplice. Così abbiamo pensato insieme che FUORI MODA potesse essere il luogo giusto dove poter riunire i suoi pensieri, le sue reference, i suoi brand preferiti e gli outfit che ha dovuto progettare per non rischiare di perdersi. Tutto questo, ovviamente, con la visione che possa essere d’aiuto alle lettrici e a tutte le future mamme che si ritroveranno a leggere questo articolo.
Prima di lasciarvi alle sue parole, vi ricordo che questo mese uscirà una terza puntata, esclusiva per le abbonate. Non so se FUORI MODA diventerà mai un luogo fisico, aperto e cinematografico con le sue poltroncine di velluto rosso, ma sono sicura che, insieme, stiamo costruendo qualcosa di prezioso.
Vi auguro una buona lettura e mi metto anch’io comoda per poter vivere questa avventura insieme a voi.
Da quando ho scoperto di essere incinta mi chiedo costantemente cosa significhi essere genitori oggi.
Onestamente non posso avere ancora tutte le risposte, e forse sarà difficile averle proprio tutte, ma sento che è necessaria una bella dose di coraggio in un mondo dove tutto si sgretola e pare essere in disordine. Scegliere di avere un figlio oggi può diventare un gesto di straordinaria forza e bellezza; un atto rivoluzionario in un’epoca che spesso ci scoraggia a sognare.
E forse, proprio in questi tempi incerti, abbiamo più che mai bisogno di parole che ci tengano dritti e ben lucidi come quelle di una grande scrittrice che ha attraversato le tempeste interiori e ne è uscita con un manifesto di speranza concreta.
Clarissa Pinkola Estés nel suo libro Donne che Corrono coi Lupi suggerisce:
«In tempi duri dobbiamo avere sogni duri, sogni reali, quelli che, se ci daremo da fare, si avvereranno.»
Questa citazione credo sia applicabile in vari contesti della vita di una persona, perché parla di impegno, di responsabilità e di una bellezza che nasce dal fare, non solo dal desiderare. Parole che suonano come un invito a non arrenderci al fluire delle cose, ma a costruire con intenzione e con stile il modo di abitare il mondo.
Proprio come nella genitorialità, lo stile ha bisogno di cure e di scelte consapevoli assumendo le sembianze di una forma di resistenza. Per comprendere bene la sottile arte di creare un’identità coerente con noi stessi, riuscendo a far dialogare corpo e abiti, anche in una fase dura e importante come la maternità, è doveroso fare un passo indietro, citando alcuni episodi iconici che hanno segnato la società in cui viviamo oggi.
Una delle prime curiosità più famose si manifesta nel 1952, quando l’attrice Lucille Ball annunciò la sua gravidanza in un episodio della sitcom I Love Lucy e non le fu permesso di usare la parola pregnant, a causa delle rigide regole della censura televisiva dell’epoca della CBS. La sua maternità coincideva con la trama della serie ed era la prima volta che una gravidanza veniva trattata così apertamente in TV. Fino ad allora, la gravidanza fu un tema quasi tabù in televisione.


Trent’anni più tardi diventa argomento più comune nelle trame di serie e film e viene normalizzata con cautela. Lo scatto rivoluzionario avvenne solo nel 1991, quando la fotografa Annie Leibovitz immortala una Demi Moore nuda e in dolce attesa di sette mesi per la copertina di Vanity Fair, mostrando per la prima volta una celebrità in gravidanza come un’icona di potenza, sensualità e bellezza e non solo di maternità.
La foto fece scandalo, molte edicole la coprirono e altre si rifiutarono di vendere il magazine, ma segnò un punto di svolta culturale: la gravidanza non fu più vista solo come un fatto privato o da nascondere, ma come qualcosa da celebrare anche solo visivamente.


Demi Moore, quindi, fece da apripista e negli anni successivi molte celebrità seguirono il suo esempio.
Il più recente è sicuramente un’iconica Rihanna, fotografata per Vogue US sempre dalla grande Annie Leibovitz. Annunciò al pubblico e ai fan la sua prima gravidanza indossando abiti couture audaci, come la tutina rossa in total pizzo di Alaïa, valorizzando la trasformazione del corpo e dando vita ad una copertina considerata una svolta nella rappresentazione della gravidanza nella moda e nei media.
Portando un’evoluzione nello stile premaman questi eventi e queste donne mi hanno ispirato. Mi hanno ispirato i loro principi al punto tale da spingermi a provare ad essere me stessa anche in questo periodo di trasformazione. Per un’amante della moda è naturale chiedersi come mantenere il proprio senso dello stile pur mostrando il pancione e se da un lato la maternità offre un'opportunità unica per celebrare la femminilità attraverso una silhouette in continua evoluzione, dall'altro è necessario aspirare a rimanere sé stesse, restando fedeli alle proprie inclinazioni stilistiche.
Dallo scandalo alla celebrazione: la maternità tra narrazione pubblica e stile personale
Il mio lavoro è iniziato organizzando un bel decluttering. In questo modo metti in ordine l’armadio (e la testa), potendo gestire al meglio ciò che hai e ciò che puoi ancora sfruttare. Individuati i capi funzionali, nel mio caso camicie maschili in popeline croccante, t-shirt in cotone organico, slip dress, cargo in seta con vita elastica e capi in maglia, ho stilato poi una breve lista shopping di pezzi mancanti da recuperare come dei pantaloni più strutturati che non mi tagliassero in due la pancia ed abiti elastici che si adattassero alle mie nuove forme.
Il comfort è stato il requisito fondamentale da cui partire, ma non volevo rinunciare a tessuti di qualità e a produzioni responsabili. Così ho iniziato a curiosare nei negozi di settore e devo ammettere di aver avuto un momento di sconforto iniziale: gli abiti proposti sono obsoleti, con tessuti di bassa qualità, mortificanti e non adatti ad una mamma moderna.
La ricerca si è spostata quindi online scoprendo che i brand che sono riusciti a creare capi contemporanei per questa fase delicata, si possono letteralmente contare sulle dita di una mano. Dalla mia lista acquisti ho escluso tutto quello che non ho mai usato nemmeno in periodo pre-gravidanza, come leggins e tute da palestra. Non avrei di certo iniziato ad indossarli ora solo perché stereotipati come comodi! Il mio stile doveva subire un upgrade senza essere compromesso.


Ho trovato inaspettatamente funzionali i pantaloni con la fascia regolabile in vita di Pietro Brunelli che ho scovato su Vinted, comodissimi e necessari per le attività quotidiane e per tutti i lavori dinamici. Li ho scelti dal taglio straight e palazzo, prediligendo tessuti sostenuti che non risultassero troppo basici. Qualità-prezzo interessante e capi pensati per seguire il percorso in tutta la gravidanza, soprattutto i pantaloni, che grazie alla fascia non troppo alta, saranno perfetti anche per il post-parto.
Sul sito del brand i vestiti sono divisi anche per trimestre seguendo le esigenze di ogni donna e si possono trovare spesso delle sales virtuali con sconti elevati su collezioni passate. Basta iscriversi alla newsletter per rimanere aggiornate.
Hanno un negozio fisico a Milano e uno a Parigi e, producendo interamente in Italia, mantengono un’accurata attenzione per l’artigianalità.
Per la sera invece, o per i momenti più speciali, i vestiti stretti e aderenti firmati Bumpsuit sono stati la scelta più lusinghiera. Gli abiti sono cuciti in un jersey impalpabile, modellante e doppiato, pensato per sostenere senza costringere e si adatta letteralmente alle linee del corpo implicando il suo utilizzo anche post-parto. Decisamente innovativo. Grazie a questo tessuto ogni capo segue i cambiamenti del fisico come una seconda pelle.
Credo che sia uno dei pochissimi brand ad unire estetica e funzionalità. Il marchio è stato fondato dalla modella australiana Nicole Trunfio, già mamma di tre bimbi, con in testa un’unica missione: offrire capi eleganti, comodi, versatili e moderni, che accompagnino le donne anche oltre la gravidanza. Nicole, ci sei riuscita! ll design è essenziale e sofisticato, dal taglio minimalista e ogni capo risulta versatile dal giorno alla notte. Ho voluto provare la tutina e l’abito lungo e devo dire che quando li indosso non mi sono mai sentita meglio. Non avrei mai pensato che un abito fasciante sarebbe stata la soluzione al mio corpo in espansione.
La produzione ha il suo cuore negli Stati Uniti a Los Angeles, ma con il successo e la domanda in aumento collabora con alcuni stabilimenti anche in Asia.
Infine, altri marchi che ho individuato e che sicuramente testerò nei prossimi mesi, ma che già mi sento di poter consigliarvi sono:
Paloma Collection, marchio francese nato con l’obiettivo di rivisitare l’abbigliamento premaman rendendolo più moderno e uscendo dai soliti cliché. Fondato da due amiche, Charlotte e Maylis, con un background nel settore della produzione e dello stile, il brand presta particolare attenzione alla sostenibilità rendendolo un marchio vincente. Dispongono anche di un servizio di sartoria che rimette a modello gli abiti, in modo da poter essere utilizzati anche a fine gravidanza. Per Charlotte e Maylis, infatti, la fiducia in sé stesse passa anche attraverso l’abbigliamento e noi non potremmo essere più d’accordo! Producono a Lisbona in un piccolo laboratorio, seguendo una filiera completamente tracciata.
Ilouity, marchio svedese con sede a Stoccolma. È nato con i suoi jeans innovativi proponendo un design che unisce comfort e stile. I denim sono progettati per adattarsi al corpo durante tutti i nove mesi della gravidanza grazie a tessuti elasticizzati e tagli strategici inseriti nei modelli. Il brand pone molta attenzione all’uso di materiali di qualità e pratiche di produzione responsabili. Lo stile minimalista, tipico dell’estetica nordica, rende i loro capi senza tempo.
Inner Tiger, marchio sartoriale fondato da Veronika B. in Ucraina. Fonde funzionalità e lusso, rifiutando l’abbigliamento premaman usa e getta. La filosofia è la stessa che ho sposato nei miei outfit. I capi prodotti si adattano trasversalmente e ogni pezzo è realizzato con i migliori materiali seguendo un’etica del design che trascende le tendenze.
La gravidanza può essere un momento duro quanto bellissimo, può portare con sé parecchi malesseri fisici, debilitanti e sbalzi d’umore mentali, ma ha una potenza intrinseca fortissima, che custodisce al suo interno un’espansione dell’amore nel più alto senso del termine, una forma di altruismo pura che unisce speranza, forza e coraggio.
Credo sia fondamentale quindi prepararsi ad accoglierla mantenendo sempre lo stile che ci contraddistingue e quindi la nostra identità.